• Hai qualche domanda?
  • Ricerca

    Ricerca sul sito

    Inserisci le parole da ricercare nella casella soprastante e premi Ricerca.

    0039.02.89415779

    Per qualsiasi problema, chiama dal Lunedì al Venerdì dalle 9.00 alle 18.00

Raccolta dei rifiuti tessili: cosa cambia dal 2022

gestione riciclo rifiuti tessili indumenti Italia 2022

Dal primo gennaio nel nostro Paese è entrato in vigore l’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili in tutti i Comuni. Frutto del D.Lgs. 116/2020 e delle direttive del pacchetto sull’economia circolare, UE 2018/851.
Così come i consumatori hanno iniziato a dare una seconda vita a tutti i capi inutilizzati, l’industria tessile (la seconda più inquinante dell’intero pianeta) sarà costretta a riciclare tutti gli articoli invenduti.
Se pensavamo di aver vissuto il boom dei negozi dell’usato, probabilmente non l’abbiamo ancora vissuto nel suo pieno splendore. D’ora in poi tutti i negozi dell’usato, fisici o online, diventeranno più vivi che mai grazie alla nuova normativa.
Di seguito vedremo come cambierà la raccolta dei rifiuti tessili per le aziende e i consumatori.

Perché è stata necessaria una legge sui rifiuti tessili?

Nonostante l’industria della moda sia sempre più attenta alla sostenibilità nel disegno e nella produzione dei suoi prodotti, è ancora fortemente indietro nel loro recupero e riciclo. A livello globale la  Ellen MacArthur Foundation  stima che solo l’1% dei rifiuti tessili sia effettivamente utilizzato nella produzione di nuovo vestiario, mentre circa l’87% è inviato ad incenerimento o discarica, il 13% è riciclato in altro modo e il 12% è riutilizzato in impieghi diversi dall’abbigliamento.

Prima o poi quindi la responsabilità della gestione dei rifiuti dell’industria tessile doveva essere affrontata.
Le nostre attività e lo stile di vita che conduciamo sono le principali cause del cambiamento climatico, ma che ci crediate o no, gli abiti che indossiamo sono anche loro tra le principali cause di inquinamento.

Secondo uno studio delle Nazioni Unite (ONU) e dall’Unione Europea, l’industria tessile è la seconda industria più inquinante al mondo.
La causa? La produzione di tessuti per confezionare abiti provoca il 20% della contaminazione dell’acqua potabile nel mondo, oltre a causare anche il 10% delle emissioni di gas serra, una percentuale superiore a quella generata da navi mercantili o aerei.
Ad esempio, per realizzare una semplice maglietta di cotone occorrono 2.700 litri di acqua, che equivalgono alla stessa quantità necessaria per la sopravvivenza di una persona per due anni e mezzo, così come occorrono 7.500 litri di acqua per produrre i jeans.

Vediamo di seguito alcune cifre importanti, tratte dall’ultimo report L’Italia del riciclo 2021 di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Fise Unicircular:

La produzione di tessuti per confezionare abiti provoca il 20% della contaminazione dell'acqua potabile nel mondo.
La produzione di tessuti per confezionare abiti provoca il 20% della contaminazione dell'acqua potabile nel mondo.
  • 480.000 – Le tonnellate di rifiuti prodotti nel 2019 dalle imprese operanti nel settore tessile e dai cittadini che li conferiscono al sistema pubblico di raccolta. Rispetto al 2010, si osserva un aumento del 39,5%;
  • 162% –  L’aumento del numero di imprese italiane (nel 2019 erano 2.331) che si occupano di riparazione di articoli tessili, rispetto al 2010;
  • 30%  – La percentuale di rifiuti che, sul totale, arrivano dalla raccolta urbana;
  • 228% – Il tasso di crescita dei rifiuti tessili da raccolta urbana tra il 2010 e il 2019. Il motivo è in parte effetto del “fast fashion” e, in altra parte, è legato al miglioramento della raccolta differenziata.

La nuova gestione dei rifiuti di abbigliamento

A causa dell’alto livello di inquinamento generato dai nostri vestiti, il Governo ha quindi deciso di dare attuazione alla Legge sui Rifiuti, una nuova normativa che entrerà in vigore nel primo trimestre del 2022 e che alle imprese richiederà il riciclo dei prodotti non venduti nei negozi.

Per migliorare la situazione, la strategia consigliata da Bruxelles e adottata dal ministero della Transizione ecologica risponde al principio del “chi inquina paga”.
Sarà introdotto quindi l’obbligo di Responsabilità estesa del produttore, che dovrà sostenere un contributo ambientale (trasferendolo poi sul prezzo d’acquisto dei prodotti) per finanziare una filiera della raccolta tesa a sostenere il riuso e il riciclo.

Le conseguenze di questa nuova legge per i consumatori, potrebbe quindi essere un aumento dei prezzi su tutti i capi.

Raccolta differenziata del tessile nei comuni

A partire dal 2022 cambia anche la modalità di raccolta dei rifiuti tessile, anche per i singoli cittadini. Nei comuni con più di 5.000 abitanti, sarà definito un calendario per l’attuazione delle nuove raccolte differenziate dei rifiuti organici domestici, che dal 2024 sarà estesa a tutti gli altri comuni.

Cosa potrò gettare nel cassonetto del tessile?

Nel cassonetto del tessile andranno tutti i materiali tessili da buttare, e non i capi che possono ancora essere utilizzati e indossati. Nel cassonetto, andranno quindi scampoli, calze rotte, abiti ormai logori, vecchi asciugamani, biancheria intima scartata… Tutto ciò che, in altre parole, è composto da tessuto e che non si può in altro modo riciclare o re-indossare. Per quanto riguarda i rifiuti ancora in buono stato e recuperabili, potrai inserirli nei cassonetti gialli adibiti alla raccolta di abiti usati, che trovi per strada.

Dove potrò smaltire i rifiuti tessili

Tutti i Comuni dovranno a breve incrementare i punti di raccolta dei tessili (ovvero i cassonetti dislocati sul territorio). Per ora, puoi portarli nei negozi e nelle catene che li raccolgono per riciclarli (in cambio di buoni spesa o sconti ad hoc), oppure direttamente all’isola ecologica della tua zona.
Ad oggi infatti non sono ancora presenti dei cassonetti per vestiti specifici. Alcuni Comuni, tuttavia, prevedono già dei cassoni per il dono degli indumenti ancora indossabili, a seconda delle associazioni di beneficienza che operano sui diversi territori.
Questi cassoni probabilmente rimarranno: in quel caso, infatti, non si tratta di rifiuti, ma di capi perfettamente utilizzabili da rimettere in circolo.